IF Play Ethic: il progetto di Altera tra gioco, filosofia e pedagogia
Ogni giocatore di ruolo che si rispetti ha pensato, almeno una volta, a come utilizzare il gioco di ruolo per scopi più alti rispetto al “giocare e basta”.
Che il gioco di ruolo dovesse essere scientificamente utile all’umanità, a guarire qualcuno o a educare qualcun’altro.
Tu ci hai mai pensato?
Io un sacco. Per questo ho deciso di partecipare a IF Play Ethic domenica 25 febbraio al circolo “La Cadrega”, Torino.
“Ma che è ‘sto IF Play Ethic?”
Sarebbe meglio dire che cos’è stato, anche se pare – e si spera – che ce ne saranno altri. Play Ethic è un workshop facente parte della serie IF-Imparare facendo, organizzato da Altera. Con l’accento sulla ‘a’.
Un’associazione culturale con sede a Torino.
L’obiettivo del workshop? Cito direttamente dal sito:
L’obiettivo del workshop è di esplorare le potenzialità dei giochi di ruolo (GdR) a fini educativi, sondarne la capacità di passare dalla dimensione puramente ludica alla sensibilizzazione dei giocatori su tematiche sociali.
Ti ricordi che poco fa ho detto che mi sarebbe piaciuto sapere come applicare il gdr in contesti diversi da quello ludico?
Bene. Quando ho letto la descrizione dell’evento non ci ho pensato due volte. Ho effettuato il bonifico e mi sono iscritto.
“Ma alla fine, hai imparato come applicare il gdr in contesti non ludici?”
Ma quanta fretta! Ci arrivo tra un attimo.
Posso anticiparti che la questione è molto più complicata di così. Ma prima lascia che ti racconti un po’ com’è andata la giornata.
Mattinata teorica, pomeriggio pratico.
Il workshop è iniziato con le presentazioni portate dai due relatori ospiti, con due compiti ben diversi.
Il primo è Ivan Mosca, filosofo e ricercatore specializzato in game studies. A Ivan è spettato il compito di presentare un’analisi generale sull’origine e la natura del gioco, una sorta di riassunto sulla sua storia e sulla scienza che sta dietro il gioco.
Non per forza gioco di ruolo, beninteso, ma gioco in generale.
Il filosofo si è dimostrato davvero preparato, e l’unico neo in tutta la presentazione è stata la fretta con cui è stato costretto ad esporre i contenuti.
Ragioni di tempistica. Capita. Peccato, perché è stato un piacere ascoltare la sua passione incredibile accompagnata da un’altrettanto grande preparazione.
Subito dopo è stata la volta di Matteo Ripamonti, pedagogo milanese.
Il suo intervento ha avuto come tema il roleplay nel lavoro sociale. Molto curata anche nell’estetica, la presentazione di Matteo ha mostrato le problematiche dell’utilizzo del gioco di ruolo in contesti diversi da quello puramente ludico.
Come le comunità, le carceri, le scuole.
Un argomento molto più delicato di quanto si possa pensare, e con tante sfaccettature che a tratti fanno dubitare della possibilità concreta di usare il gdr nell’educazione o in simili contesti.
Anche a Matteo purtroppo non è stato concesso il tempo necessario per un intervento completo. Peccato, anche se capisco che non si potesse fare in altro modo con il poco tempo a disposizione.
Domande e risposte con Ivan Mosca (a sinistra) e Matteo Ripamonti (a destra). Photo by Altera.
Spero comunque che il prossimo evento inizi un po’ prima, in modo da dare a tutti più spazio.
Breve sessione di domande e risposte prima della pausa pranzo, poi subito pronti con la parte forse più attesa, quella in cui giocare di ruolo su alcuni temi “etici” come ad esempio violenza/non violenza, oppressione, e discriminazione.
L’organizzazione di Altera è riuscita a sorprendermi assegnando i giocatori a diversi tavoli e master in base alle preferenze sui temi da trattare, espresse dai partecipanti qualche giorno prima del workshop.
Il bello è che è stata tutta una sorpresa. Tra i giochi presenti, un classico come Vampiri: La Masquerade, l’italiano Sine Requie e giochi di matrice più recente come Monster Hearts. Mi aspettavo sinceramente di testare dei giochi creati apposta per l’occasione, ma sentire quei nomi mi ha fatto in qualche modo sentire a casa, dato che porto avanti da anni una cronaca di Vampiri.
Indovina indovinello? Sono stato assegnato proprio al tavolo di Vampiri, avendo espresso la mia preferenza per i temi di discriminazione e oppressione.
Non voglio raccontarvi la trama della one-shot, dato che potrebbe venire riutilizzata per eventi in futuro. Vi dico solo che il Narratore, Vincenzo Ferrara dell’associazione “Il Fortunadado” di Torino, è stato molto bravo a gestire sia giocatori veterani di Vampiri, che giocatori di ruolo che non avevano mai provato questa pietra miliare.
Senza contare anche un giocatore alla prima esperienza di ruolo della sua vita. Bravissimi, sia il giocatore che Vincenzo.
Al mio tavolo era seduto anche Matteo Ripamonti, il sopracitato relatore, autore di due ruolate davvero incredibili che hanno condizionato le decisioni del gruppo portando tutti, Narratore compreso, a riflettere attentamente sui temi trattati. Memorabile la sua frase:
“Ma nessuno crede che dovremmo chiedere a lei cosa ne pensa?”
One-shot conclusa con successo dopo 3 ore di sessione, giusto in tempo per il ritrovo finale con tutti i master e i partecipanti.
Obbiettivo: un brainstorming sull’esperienza, per cercare idee e spunti.
Insomma…si può utilizzare il gdr in contesti di educazione, formazione, o comunque non prettamente ludici?
Ni.
Premetto che non avendo una formazione specifica in pedagogia, ciò che dico va preso come uno spunto di riflessione, e assolutamente non come dogma.
Si tratta insomma di alcuni pensieri che mi hanno accompagnato durante i giorni successivi al Play Ethic.
Cominciamo.
Alcune riflessioni su GDR, etica e formazione.
Alcuni dei tavoli da gioco della giornata. Photo by Altera.
Sebbene il gioco abbia assunto in praticamente tutte le specie animali della classe dei mammiferi un ruolo educativo, si tratta per lo più di giochi di crescita e di allenamento intrapresi volontariamente.
Volontariamente. Volontà. È questa la parola chiave che fa dubitare della reale possibilità di applicare non solo il gioco di ruolo, ma qualsiasi tipo di gioco, a fini educativi, formativi, e di sensibilizzazione etica.
Il gioco smette di essere gioco se chi gioca non vuole in realtà giocare. In pratica, non si può obbligare nessuno a giocare. Nemmeno, e forse soprattutto, un bambino.
Come fare quindi? Non c’è ancora una risposta. Inoltre, è tutto da dimostrare anche come i giochi di ruolo possano veicolare l’apprendimento e rappresentare un effettivo strumento efficace in tal senso.
Giocare in un setting della Rivoluzione Francese, può davvero farti imparare i dettagli del periodo allo stesso modo dello studio?
A mio avviso, e secondo le opinioni di altri membri del tavolo, no. Questo perché sarebbe in realtà come guardare un film.
Il gioco di ruolo classico veicola la fantasia e la creatività attraverso un setting definito dal narratore e pone sempre e comunque la visione del narratore al centro del gioco.
Così come in un film è sempre la visione del regista/sceneggiatore su qualcosa a prevalere.
So cosa stai pensando.
“Ma ci sono giochi in cui non è il narratore a creare il mondo! Anzi, ci sono giochi che non hanno nemmeno un narratore!”
Hai ragione. È vero.
Tuttavia, bisogna ragionare sul gdr in contesto etico/formativo, dove è già abbastanza complicato pensare ad un gioco con un narratore che guidi la storia. Figuriamoci senza!
Lungi da me pensare che un gioco senza narratore non possa rappresentare una possibilità, ma non è questo il momento, né è questo articolo la sede adatta per discuterne.
Quindi, torniamo a noi.
Il problema del mondo di gioco gestito da un narratore aggiunge un altro problema etico essenziale, ovvero l’impossibilità e l’immoralità di imporre la tua visione etica del mondo ad altre persone.
È evidente che la precedente affermazione si riferisce al gdr in contesto etico/formativo. Tuttavia, a pensarci bene, è bene domandarsi se non dovremmo chiederci più spesso, da narratori, se stiamo imponendo la nostra visione morale ai giocatori anche durante le sessioni a scopo ludico. Consiglio di rifletterci.
Un’altra importante questione riguarda la distinzione del ruolo, nel gioco. Insomma, nel gioco di ruolo i giocatori interpretano personaggi, non sé stessi. Ciò che accade all’interno del cerchio magico del mondo di gioco deve essere associato solo al contesto di gioco, e nel caso del gdr non può e non deve rappresentare un modo per trarre un quadro clinico del giocatore.
Il personaggio NON è lo specchio del giocatore. In nessun caso, quindi, si può valutare una persona dalle azioni che fa compiere al suo personaggio. Anche la sua applicabilità in psicologia è quindi quantomeno dubbia.
Diversa è invece l’utilità del gioco di ruolo per portare alla luce una riflessione su un tema etico/morale particolare. In quel caso, e a mio avviso, il gioco di ruolo può riuscire a portare luce su alcune problematiche morali e invitare, come è successo al nostro tavolo di Vampiri, tutti i partecipanti ad una riflessione extra-trama, cioè scollegata dalla trama della cronaca.
Colti nel pieno di una sessione. Photo by Altera.
In questo caso, e tenendo valida la prerogativa di non poter obbligare nessuno a giocare, il gdr rappresenta una concreta possibilità, le cui potenzialità vanno però ancora testate.
C’è un consiglio interessante sul gioco in ambito etico/formativo, portato dal pedagogo Matteo Ripamonti durante IF Play Ethic. Non bisogna mai impedire ai giocatori di fare qualcosa, o punirli in maniera arbitraria e illogica per ciò che fanno. Censurare il gioco non è mai corretto, e toglie il divertimento, prerogativa principale del gioco in sé.
Tutte queste problematiche portano a pensare, come detto dai relatori, che sia necessario creare ambientazioni e giochi ad hoc a seconda del contesto e del tema che si vuole trattare. Bisogna insomma circoscrivere il più possibile il tema da affrontare, creando un’avventura apposita e ricordandosi di lasciare le più grandi libertà ai giocatori.
In conclusione, questo breve articolo vuole essere una finestra sulla mia visione su questo tema. Non mi sono dilungato apposta, perché ognuna delle questioni che ho citato dovrebbe essere oggetto di studi specifici.
Proprio perché voglio fare parte di questo progetto, non mancherò di certo al prossimo evento IF Play Ethic, e invito anche te a partecipare. Metti un bel like alla pagina facebook di Altera, e resta aggiornato sulle novità. Marco Viola, organizzatore e presentatore dell’evento, ha promesso che ci sarà un seguito, e mi voglio fidare 😉
Tanti complimenti ancora ad Altera, a Marco, Ivan, Matteo, e a tutti i master per la giornata speciale. Bravi!
E tu? Hai mai pensato di utilizzare il gdr in contesti etico/formativi? Cosa ne pensi dei temi emersi? Fammi sapere le tue idee con un commento qui sotto!
Alla prossima.
Articolo molto molto interessante! I miei complimenti. E complimenti anche all’associazione torinese per l’inziativa!
Grazie per averne parlato.
Essendo sposato con un’insegnante posso dirti quest: la tematica del GDR, termine usato con un’ampia gamma di sfaccettarure, sta entrando sempre più pesantemente nel mondo della scuola, con svariate applicazioni e svariate sfaccettarure.
Grazie mille per aver letto e per i complimenti, che giro volentieri ad Altera.
Tua moglie ha già provato l’uso del GDR in ambito scolastico? Quali sono le sue esperienze? Sarebbe interessante se potessi riportare un caso da analizzare.
A presto