Giochi di ruolo e bambini: intervista allo staff di Kids & Dragons
Kids & Dragons è un’iniziativa di un gruppo di ragazzi di Chiaravalle (AN) volta ad avvicinare il mondo dei giochi di ruolo e quello dei bambini (in questo caso parliamo di ragazzi di prima e seconda media).
L’evento ha luogo nella Biblioteca Comunale M. Ferretti di Chiaravalle e coinvolge, oltre ai ragazzini (i veri protagonisti !) anche i genitori, gli insegnanti delle scuole medie e persino psicologi ed educatori professionisti.
Non si tratta quindi di una cosa buttata lì, “cotta e mangiata” come si suol dire, ma di un progetto ben organizzato e collaudato, che come vedremo, ha già dato i suoi frutti e si presta ad essere replicato in altre città d’Italia.
Noi di GDR Magazine abbiamo preferito, per far capire meglio ai nostri lettori di cosa si tratta, intervistare direttamente i ragazzi che hanno dato vita a questo evento. Lo scopo di questa intervista è però duplice. Il primo obiettivo è quello di esporre le caratteristiche dell’iniziativa e di fornire indicazioni per chi volesse replicare l’evento nella propria città.
In secundis, ne approfittiamo per chiedere allo staff di Kids & Dragons alcuni consigli su come gestire una sessione di gdr con bambini, quali sono le aspettative, le linee guida da seguire e gli errori da non commettere quando si iniziano i più giovani al meraviglioso mondo dei giochi di ruolo.
Abbiamo già parlato troppo: passiamo la palla ai ragazzi di Kids & Dragons !
Il poster dell’evento “Kids & Dragons”: in una parola, E-P-I-C-O !
Kids & Dragons, ovvero come giocare di ruolo con i più piccoli (preservando la propria sanità mentale…)
GDRM: Prima di tutto, un grazie allo staff di Kids & Dragons per averci concesso questa intervista. Se doveste descrivere il vostro progetto in poche parole a chi non lo conosce, quali termini usereste ? Quali sono le caratteristiche peculiari di Kids & Dragons e cosa lo differenzia da altre iniziative di questo tipo ?
K&D: Kids & Dragons è stata una scommessa. Era il tentativo di dare una risposta alla domanda: “come avvicinare i ragazzi più giovani al gioco di ruolo? Come farlo evitando le connotazioni nerd/geek che di solito si porta appresso? Come coinvolgere i genitori nell’esperienza?”
La differenza sostanziale rispetto ad altre esperienze di gioco simili è che questo è indirizzato -esclusivamente- alla fascia d’età dei ragazzini delle classi di prima e seconda media.
Quando abbiamo presentato il progetto eravamo pronti ad affrontare anche l’ipotesi di tavoli vuoti e zero affluenza, ma così non è stato, anzi!!
GDRM: Secondo voi qual’è il motivo (o i motivi) principali per cui tra i ragazzi di questa fascia d’età non c’è interesse verso i giochi di ruolo cartacei ? E’ un discorso di diffusione, di pregiudizio negativo nei riguardi dei gdr oppure è la complessità del regolamento medio che allontana i ragazzi dall’hobby ?
K&D: Mah, credo che sia una questione legata a due aspetti:
Uno è la fase di “onboarding”, cioè di quel periodo in cui “prendi confidenza” con il gioco che è più lungo di quello a cui loro sono abituati. Questioni come “il pregiudizio negativo nei riguardi del gdr” non credo che siano percepite dai ragazzi in quella fascia d’età, mentre un sistema di regole complesso, una volta che hanno fatto amicizia con il gioco è una cosa non solo ben accettata ma anche, almeno nella nostra parzialissima esperienza, benvenuta. In Kids & Dragons il fatto di ritrovarsi con gli amici in un ambiente tranquillo assieme a degli adulti (i master) che in modo rilassato ti aiutano a scegliere bene classe/equipaggiamento/incantesimi e a compilare la scheda PG, ha aiutato i ragazzi a non annoiarsi e a restare attenti e partecipativi, anche se i primi ‘pugni’ li avrebbero tirati dopo più di un paio d’ore dall’inizio.
Dicevo due aspetti. L’altro, imho, è che spesso il mondo del gdr e i suoi giocatori si autoghettizzano, si fanno, cioè, l’idea che questo gioco non è per tutti e, in particolare, non è per il mainstream e quindi le proposte al pubblico più ampio molto spesso non vengono nemmeno fatte. Ma non è così.
GDRM: Concordo appieno sul discorso auto-ghettizzazione, ma tornando in tema gdr e bambini, mi piacerebbe conoscere la vostra opinione sulla questione spinosa del presunto ruolo pedagogico dei giochi di ruolo: infatti ci sono persone convinte del fatto che un gioco come Dungeons & Dragons, ad esempio, e con esso tutti i gdr definiti “tradizionali”, porterebbe i ragazzi a sviluppare pregiudizi come omofobia e razzismo, nonché ad istigarli all’uso della violenza… e questa convinzione non è soltanto di persone fuori dall’hobby, ma anche e soprattutto di giocatori di ruolo stessi (basta fare una capatina sui gruppi Facebook dedicati al gdr per rendersene conto). Non voglio dilungarmi troppo ma penso sia chiaro quel che queste persone sostengono: che far finta di essere eroi in una società maschilista come quella pseudomedievale andando in giro a uccidere mostri per danaro, possa in qualche modo orientare il comportamento futuro dei ragazzi divenuti adulti. Pensi che sia necessario apporre dei “filtri” al gdr quando si gioca con i bambini o che possa semplicemente essere usato così com’è, perchè in fondo è soltanto un gioco, proprio come se stessimo raccontando una favola (e nessuno si è mai sognato o si sognerebbe di censurare Cappuccetto Rosso che viene divorata dal lupo) ?
K&D: Noi dei “filtri” sul gioco li abbiamo messi. Abbiamo cercato di stemperare alcuni degli aspetti più violenti e “gore”. Ma l’abbiamo fatto, principalmente, per evitare che i ragazzi avessero l’onere di immaginare scene troppo cruente, ma è un pur sempre un gioco un cui ci sono combattimenti, in cui i nemici muoiono. Io credo che, al contrario delle opinioni a cui fai riferimento, il gioco di ruolo (se si spinge bene sulla parola “ruolo”) possa, invece, fornire grandi opportunità per mettersi nei panni di chi è diverso da te. Banalizzando, se si interpreta bene un elfo, sarà necessario immaginarsi un po’ classista e comportarsi di conseguenza non solo verso gli npc, ma, sopratutto, con i tuoi amici, magari con quello che interpreta il nano. Verso cioè quelli con cui tu giocatore vuoi collaborare ma il tuo personaggio un po’ meno. E questa “meccanica” è, secondo me, fortemente educativa. Da quello che abbiamo sperimentato, i ragazzini valutano questi comportamenti come interni al gioco ed esterni al proprio mondo. Non ci sembra che si inneschino dinamiche di replicazione. Poi certo, e qui cito Manfredi, uno dei master di “Kids & Dragons” che dice: “Chiaro che se si vuole usare il gdr in maniera pedagogica ci vogliono i pedagogisti. Se lo si vuole usare per stare insieme e giocare, basta un po’ di buon senso e un po di sale in zucca.”
Comunque non ci siamo mossi del tutto in autonomia. Proprio per mettere tutto nella giusta prospettiva, in particolare con i genitori, abbiamo organizzato un incontro di presentazione del progetto con uno speech della dott.ssa Paola Nicolini, cattedra di Psicologia dell’Infanzia presso l’Università di Macerata. La cosa è stata molto ben vista dagli adulti che hanno rivolto a lei, e a noi, numerose domande interessate.
GDRM: Ok, spostiamoci sull “in-game” vero e proprio ora: quali sono secondo voi le principali differenze tra una campagna (o sessione) giocata con ragazzini e una con gente più grandicella (diciamo over 18) ? Mi riferisco stavolta più alle questioni tecnico-regolistiche e alla gestione del tutto da parte del Master. Ad esempio, secondo voi masterando una sessione gdr con bambini è meglio un approccio più leggero, falsando il risultato di alcuni tiri per evitare che i novelli eroi muoiano (con conseguente disappunto dei ragazzi) oppure è meglio essere “duri e puri” e lasciare che il dado decida imparzialmente chi vive e chi muore, in modo da sviluppare al meglio l’ingegno e la collaborazione tra tutti i membri del party ? Ovviamente questo è un discorso che può essere fatto anche in merito alle giocate tra adulti, però in questo frangente vorrei sapere se secondo voi c’è un approccio che reputate migliore e vincente quando si ha a che fare con ragazzini (specie se non hanno mai avuto esperienza di gdr).
K&D: Il nostro “mantra” è stato: bilanciamo ma limitiamo i bluff. Che non significa che, qua e la, i master non abbiano dato un colpetto alla fortuna, ma, tra le molte cose che abbiamo stemperato, volevamo evitare però di rendere il gioco troppo ‘assistito’. Ci piaceva che i ragazzini potessero comunque esperire la (relativa) durezza dei dadi. A questo scopo gli incontri della prima sessione erano stati intenzionalmente resi un po’ più impegnativi. Il fatto che alcuni personaggi abbiano subito danni rilevanti è stato molto utile affinché il party sperimentasse sulla propria pelle che senza strategia, senza gioco di squadra si sarebbe andati poco avanti. Oltrepassato quel diaframma il gioco è stato molto più collaborativo.
GDRM: Come vi siete regolati per quanto riguarda invece l’aspetto trama/storia ? Vi siete affidati perlopiù ad avventure “railroad” , con obiettivi prefissati e tappe poste in ordine sequenziale rigido, oppure avete pure fatto qualche capatina nel regno del “sandbox”, lasciando i ragazzi liberi di esplorare e di determinare da soli i propri scopi ? Quali di questi due approcci secondo voi da i risultati migliori quando si ha a che fare con bambini ?
K&D: Abbiamo sviluppato una trama classica, con obiettivi da sbloccare. Railroad, dici? Mah si, abbastanza, dai. La prima sessione si svolge in un paesino nel bel mezzo di una festa e i PG potevano esplorare il luogo in modo realtivamente libero, ma più avanti si entrava in un ambiente più classicamente claustrofobico. In fondo, in tutta onestà, perché evitare l’esperienza del dungeoning a chi si approccia per la prima volta al gioco? Abbiamo comunque voluto evitare di disegnare un’avventura troppo lineare: per questo abbiamo quindi impostato diversi passaggi in modo da mettere alla prova la loro creatività , con prove di abilità e punti sandbox. Dovevamo inoltre tener conto del tempo: tre sessioni da 4 ore l’una. Tra l’altro la fase di creazione PG si sarebbe fagocitata tranquillamente una metà della prima sessione. Restavano 10 ore totali che sono un po’ pochine per garantire una vera esperienza di free-roaming.
GDRM: Altra questione abbastanza spinosa, come avete spiegato il gioco di ruolo ai ragazzi ? Vi siete dilungati in discorsi preparatori oppure li avete subito messi davanti a schede e dadi ?
K&D: La cosa è andata in questo modo: abbiamo anticipato una descrizione sommaria di “cos’è un gioco di ruolo” nel volantino che abbiamo fatto arrivare nelle classi. Una versione un po’ più estesa l’abbiamo pubblicata sul sito. In questo modo i ragazzi hanno avuto modo di farsi una (seppur vaga) idea di cosa avrebbero giocato. Durante la primissima parte della prima sessione abbiamo suddiviso tutti i ragazzini nei vari tavoli in modo che ogni master avesse un massimo di quattro bambini a cui rivolgersi. Una breve descrizione, un singolo esempio (“Voglio scalare quel muro. Ce la farò?”) a cui è seguito un tiro d20 più modificatore. Dopo poco più di un quarto d’ora abbiamo raccolto tutti i ragazzi per classi in modo da entrare nel dettaglio dello specifico di ogni “mestiere” senza aver l’onere di spiegare tutto a tutti. Quindi, si, la distanza tra l’inizio e le schede/dadi è stata abbastanza breve.
GDRM: Spostiamoci un attimo sul background… fino ad ora abbiamo parlato delle reazioni dei ragazzi, i “veri protagonisti” della vicenda, ma cosa mi dite a proposito dei genitori e degli insegnanti ? Come hanno reagito alla proposta ? Hanno avanzato delle riserve, timori, incertezze ? E’ filato tutto liscio come l’olio oppure a qualcuno non è piaciuta l’idea, e se si quali ragioni ha addotto ?
K&D: È filato tutto liscio come l’olio. Di certo l’incontro con i genitori, gli organizzatori e la prof.ssa Paola Nicolini, psicologa dell’infanzia presso l’Università di Macerata, ha aiutato a contestualizzare l’evento e garantirci un po’ di autorevolezza. Con nostra sorpresa hanno partecipato molti genitori all’evento e sono fioccate le domande: ma quasi tutte in merito alle dinamiche del gioco. Le tanto temute accuse di “satanismo” (e simili) non sono arrivate, anzi, molti padri si ricordavano di aver giocato a qualche versione di D&D e hanno avuto piacere di sottolinearlo.
GDRM: Beh, naturalmente molti papà di oggi conoscono d&d e fa piacere constatare come certi pregiudizi sui gdr siano finalmente finiti nel dimenticatoio. In merito a tutta questa esperienza, credete di aver fatto tutto nel migliore dei modi o c’è qualcosa che avreste voluto fare meglio o evitare di fare ? Qual’è invece il risultato di cui andate più fieri ?
K&D: La cosa di cui andiamo più fieri è sicuramente l’affluenza e il coinvolgimento dei ragazzi. Ci hanno raccontato che, nelle settimane tra una sessione e la successiva, i ragazzi si davano appuntamento durante l’intervallo scolastico per confrontarsi e decidere quale potenziamento scegliere. È stato davvero esaltante! Avremmo potuto migliorare alcuni aspetti in merito al “timing” interno dell’avventura. Specialmente nel terzo atto c’erano alcune tempistiche che potevano essere bilanciate meglio. E, nella versione che stiamo preparando per la distribuzione, cercheremo di risolvere questi punti.
GDRM: Perfetto, e ora ci avete dato l’assist per la seguente domanda: ho letto sul vostro sito che fornite supporto a chi ha intenzione di replicare l’evento nelle scuole della propria città, potreste spiegarci in cosa consiste ? E quali consigli dareste a chi vuole organizzare una cosa del genere ?
K&D: Si! Perché non replicare una cosa che ha funzionato? Stiamo lavorando, proprio in queste settimane, per preparare dei materiali che possano essere condivisi con altri master e associazioni a cui interessi proporre “Kids & Dragons” nel loro territorio. Quali consigli dare? Mh. Tramite la nostra, pur parziale, esperienza abbiamo avuto modo di farci le ossa in alcuni aspetti. Il primissimo consiglio che mi sento di dare è: organizzatevi per il successo. Voglio dire, non è per nulla garantito che l’affluenza sarà alta, ma non è nemmeno scontato che si iscrivano in pochi. Se ci si rivolge ad alcune classi di scuola media è realistico immaginare una risposta massiccia (risposta che dipenderà dalla grandezza del bacino a cui ci si rivolge), per cui assoldate molti master! Per evitare cali di attenzione, noi abbiamo limitato i party a 4 giocatori per tavolo, quindi, se ci sono solo 5 master si rischia di poter soddisfare solo 20 ragazzi. Inoltre consigliamo di trovare una collaborazione, una partnership, un appoggio da parte delle istituzioni comunali. Questo non solo per una questione di logistica, ma anche e sopratutto per garantire una certa autorevolezza alla proposta e per arrivare, tramite volantinaggio, a presentarsi direttamente nelle classi scolastiche. Ah, e non dimenticate i genitori! È fondamentale organizzare un incontro in cui ci si presenta e si presenta il progetto. In breve si tratta di fare un’esperienza faticosa, ma che può lasciare qualcosa di nuovo e non scontato ai ragazzi. Vedrete che gli sguardi soddisfatti e divertiti dei ragazzi sapranno ricompensare tutti gli sforzi! Let’s roll, tutti insieme !
GDRM: Come vademecum mi sembra ottimo ! Naturalmente non possiamo dilungarci nei dettagli ma chi fosse interessato, può raggiungere il sito e chiedere delucidazioni direttamente ai ragazzi di Kids & Dragons:
[Kids & Dragons] Vivi un’avventura indimenticabile
Scegli quattro compagni, iscriviti online e partecipa ad un emozionante Gioco di Ruolo. Libera l’immaginazione e collabora con i tuoi amici.
Direi invece di concludere questa bella intervista con alcuni consigli “generici” su come masterare una sessione gdr con figli, nipoti, cuginetti piccoli ecc. ecc… (basati sulla vostra esperienza, naturalmente). Allora, quali sono i vostri “10 comandamenti” del giocare di ruolo con i bambini ? E quali sistemi/gdr secondo voi risultano più adatti ad un tale scopo ?
K&D: Uao. Non arriverò mai a 10 suggerimenti, quindi quando li finisco, mi fermo. Okay, vado:
- Emozionare! Emozionare! Emozionare! Dare la precedenza a far vivere il mondo fantastico che si sta raccontando, anche a scapito di qualche regola o tiro di dado. Non dimenticare mai di descrivere non solo cosa vedono, ma gli odori, l’umidità sulle pietre, il freddo lungo la schiena. Fornire alla loro fantasia un mondo vero e vivo.
- Ascoltare le loro proposte e agire di conseguenza. Per molti ragazzi “Kids & Dragons” è stato il primissimo contatto con un gdr ed era davvero vitale dimostrare loro che le scelte fatte avrebbero avuto un effetto nel mondo di gioco. Per quanto, come già detto, la nostra avventura fosse una cosa decisamente a binario, molti ragazzi hanno suggerito modi alternativi di risolvere alcune situazioni. Uno dei comandamenti era: assecondarli.
- Non fare sconti sui dadi. I ragazzi apprezzano un sistema di gioco onesto e coerente anche se, potenzialmente, brutale. Quando capiscono che il tizio dietro lo schermo del DM bara a loro favore allora l’incantesimo si frantuma e iniziano a meta-giocare.
- Patatine. Fate trovare patatine fritte e cocacola sul tavolo. Una sessione di gdr è una sessione godereccia ! Nel nostro caso, trovandoci nei locali di una biblioteca comunale, non potevamo farlo, ma abbiamo lo stesso organizzato una bella merenda.
- Occhio allo splatter. Anni di teste che volano via, secoli di sessioni irrorate dal sangue delle arterie recise diventano abitudine nel raccontare le battaglie. Con i ragazzini c’è da stare un po’ attenti a non scivolare nell’inutilmente cruento.
- Presentarsi ai genitori. All’inizio e alla fine di ogni sessione, ricordarsi di salutare i genitori e di raccontar loro com’è andata. In fondo vi lasciano i propri figli per interi pomeriggi, è importante renderli partecipi di quello che accade.
- Collaborare con un educatore professionista. Abbiamo a che fare con dei minorenni ed è importante che sia presente la figura di un educatore professionista che abbia l’esperienza e la sensibilità giusta per gestire eventuali situazioni di conflitto. Noi abbiamo avuto la fortuna di trovare una ragazza molto esperta che ha dato un occhio giusto ad alcuni aspetti.
- Interazioni sorprendenti tra i tavoli. Quando hai la fortuna di avere più tavoli che giocano contemporaneamente alla stessa avventura perché non escogitare occasioni per farli collaborare? Noi abbiamo inventato una specie di serpente multiplanare che afferrava un giocatore nelle sue spire e lo portava in un tavolo vicino attraverso un portale.
Bene, eccoci giunti (purtroppo) al termine di questa interessante intervista ai ragazzi di Kids & Dragons ! Ci sarebbe molto altro da dire, ma se siete davvero interessati all’argomento e soprattutto, se siete interessati a replicare l’evento nelle vostre città, potete usare la pagina di contatto del sito Kids & Dragons e chiedere direttamente agli autori ! Come al solito, se l’intervista vi è piaciuta, vi preghiamo di condividerla sui social in modo da aiutare noi (e i ragazzi di Kids & Dragons) a guadagnare un pò di visibilità. Alla prossima !
bella intervista che smonta alcune paure sinceramente ridicole che avevo sentito anch’io in alcune pagine facebook sul gdr.
Ciao, e grazie dei complimenti innanzitutto 🙂
Lo scopo era proprio quello di riportare un parere il più obiettivo possibile sulla questione da te citata ! Tra l’altro i ragazzi di Kids & Dragons si sono avvalsi della collaborazione di una educatrice professionista, per cui ero particolarmente interessato al loro parere sulla vicenda 🙂
Questa cosa di lasciare il giudizio ai dadi senza barare mi ha fatto tornare in mente la prima volta che ho giocato a D&D: 11 personaggi morti nel primo minuto di gioco… Da quel momento ho abbracciato l’idea dell’Illusionismo (i dadi li uso, ma in realtà son falsi); da qui ho scoperto che l’illusionismo funziona solo fin quando l’illusione non cade… ed è molto facile che capiti. Quindi cambiai atteggiamento: il miglior GdR è quello dove vieni sconfitto ma mai ucciso! Così la storia può andare avanti qualsiasi cosa succeda.
Per tornare IT: continuo a non considerare D&D un gioco entry level per i ragazzi di prima e seconda media, anche dal punto di vista matematico: devi già sapere cosa sono e come si usano i numeri relativi, introdotti solo in terza media. Mi chiedo loro cosa abbiano davvero usato 😉
Tutto il resto è interessante 🙂
Ciao 🙂
Ciao Red !
Non posso esserne certo, ma dalle foto mi pare di capire che abbiano usato Pathfinder (la versione standard o quella beginner… propendo per quest’ultima, naturalmente). Attendiamo conferma o smentita dallo staff di K&D 🙂
curioso di sapere che GDR hanno usato .
Ehi, ciao tutti! 🙂
Sono uno dei responsabili di “Kids & Dragon” e rispondo alla domanda sul sistema di gioco: si, il sistema è Pathfinder ma è stato un po’ rimaneggiato per renderlo più compatto e coerente. Però, almeno nella nostra piccola esperienza, abbiamo notato che i ragazzi non avevano problemi a fare i calcoli a patto che i modificatori da applicare non fossero troppo complessi (tipo 1/2 DES).
salve , avete mai pensato di usare sistemi similari , ma + semplici ?
tipo LEDZ ?
Si, abbiamo pensato di utilizzare sistemi più semplici (e anche più adatti) ma la chiave qui era “trovare più DM possibili disponibili a collaborare” e volevamo evitare di dover insegnare anche un nuovo sistema di gioco. Quindi PF è stata una scelta dettata dalla sua diffusione.
Il progetto è decisamente affascinante e interessante, viene davvero voglia si provarlo. … magari su Siena, non mi risulta che ci sia qualcuno che già lo fa… oppure Poggibonsi. Sono educatore e gioco di ruolo dall’86 ma quasi sempre e perlopiù con gruppo unico; poche esperienze all’esterno. Pochissimo sul lavoro ma con soddisfazione. Infatti vorrei capire davvero come viene declinato l’aspetto educativo pedagogico del gioco di ruolo. Nel mio caso ho lavorato adeguando sistema e avventura con gli obiettivi ricavati dai bisogni sui minori con cui stavo lavorando (che erano 4). Forse voi sapete anche darmi maggiori indicazioni rispetto all’ampliamento dell’esperienza rispetto a gruppi più grandi.Mi sposto sul sito per avere ulteriori informazioni.
COMPLIMENTI PER TUTTO QUELLO CHE AVETE GIÀ FATTO!!!
Facendo un po di animazione in spiaggia con i bambini, mi è capitato di parlare loro dei giochi di ruolo, e del grado di libertà e cooperazione forniscano, oltre alla suggestione e immedesimazione che forniscono.
Dopo un paio di anni uno dei bimbi più assidui dello stabilimento mi ha chiesto di provare.
La cosa è stata gestita più alla carlona si intende, ed ho deciso di puntare a meno regole e più immersione, oggi si direbbe un approccio narrativo, niente miniature, o mat in acetato, solo dadi matita e fantasia.
Nel complesso è stato un successo incredibile, i bambini si passavano il testimone da una settimana all’altra di permanenza nello stabilimento, e chiaramente si sono uniti anche ragazzi di 13/15 anni che approcciavano il gioco in maniera più ragionata, ma il mio target è cmq rimasto i bambini sui 10 anni circa.
E’ stata un esperienza che li ha molto colpiti, e notavo come fosse difficile per loro giocare in maniera corale, e non come solisti, almeno all’inizio, e come pensare a se stessi come parte di qualcosa.
Probabilmente vi rubo qualche spunto, per quest’anno, con schede più semplificate, e una avventura più a checkpoint.
Ottimo lavoro.
Bellissima iniziativa.