Gioco di Ruolo dell’Anno: intervista a Paolo Cupola
Il Gioco di Ruolo dell’Anno è senz’altro uno degli eventi a tema gdr più popolari della penisola: per chi non lo sapesse, si tratta di un concorso che premia i Giochi di Ruolo “divulgativi”, ossia quelli maggiormente predisposti ad attirare persone esterne alla comunità dei Giocatori di Ruolo e neofiti dell’hobby.
In occasione dell’imminente Gioco di Ruolo dell’Anno 2018, abbiamo intervistato Paolo Cupola, Presidente della Giuria: oltre a farci spiegare per bene di cosa si tratta e qual’è lo scopo principale dell’evento, abbiamo parlato con lui anche di giochi di ruolo in generale e del recente ritorno sulla scena degli Old School e dei Tradizionali.
Pronti ? Via con l’intervista !
La locandina della scorsa edizione del concorso Gioco di Ruolo dell’Anno, e il vincitore: il gioco di ruolo 7th Sea
Intervista a Paolo Cupola per il Gioco di Ruolo dell’Anno 2018
GDR MAGAZINE: Ciao Paolo, innanzitutto ti saluto a nome di tutti i lettori del blog e grazie per averci concesso quest’intervista ! Prima di entrare nel vivo del discorso, chiedo sempre agli intervistati di raccontarci qualcosa della loro esperienza con i gdr: quando hai iniziato a giocare di ruolo ? Quali giochi e generi preferisci ? E soprattutto, quali sono i tuoi gdr da “isola deserta” ?
PAOLO CUPOLA: Grazie a voi e a tutti i lettori per il tempo che ci dedicheranno.
Eccolo qui il nostro Paolo… uno sguardo pensieroso: forse sta già decidendo come valutare il vostro gdr ! State in campana !
Il mio primo gioco di ruolo, molto banalmente, è stato Advanced Dungeons & Dragons. Giocavo con un chierico (da sempre la mia classe preferita nei GdR fantasy) lawful – evil chiamato “Vordak”, con cui ho giocato per molti anni. Ho iniziato ai tempi del liceo, a metà anni ’80. Ai tempi c’era ancora la prima edizione (la seconda arriverà nell’89 e io ero già all’università).
AD&D, curiosamente, è stato però l’unico gdr in cui ho giocato come giocatore, già nell’89 avevo cominciato a fare il master su Star Wars (la prima edizione del gioco della West End Games). In quegli anni avevo provato a masterizzare giochi oggi dimenticati, come “Traveller” (un GdR fantascientifico in voga ai tempi), “Chill” (un GdR horror “vecchia scuola”) “Tunnels & Trolls” (altro GdR fantasy piuttosto giocato ai tempi) e il nostrano “Kata Kumbas”.
Nel ’93, infine, iniziai una lunga campagna, scritta da me e ambientata in epoca contemporanea a Milano a Masquerade.
Il gioco più longevo rimase però SW, che attraversai, pur con party differenti, in tutte le edizioni, dalla prima della West End sino alla Saga Edition del 2007, con una campagna che è complessivamente durata quasi 12 anni!
Come si può capire, mi piacciono molto i giochi “old School”, ad alto contenuto narrativo, con un regolamento solido e ben strutturato e con un’ambientazione molto dettagliata.
Se dovessi sceglierne qualcuno da portarmi su un’isola deserta credo che porterei ancora D&D, e anche qualche vincitore del Gioco di Ruolo dell’Anno, come 7th Sea o l’Alba di Cthulhu.
GDRM: Beh che dire Paolo, hai iniziato con i classici ! Io stesso prediligo i giochi tradizionali / Old School (non è un mistero per chi mi segue) e di questi tempi fa piacere leggere di qualcuno che porterebbe D&D nella fantomatica “isola deserta” ! In generale noto con piacere che stiamo assistendo ad un ritorno dei neo-tradizionali recentemente: a parte il movimento Old School che fa storia a se, abbiamo avuto l’ottimo Symbaroum, Runequest 6, Shadow of The Demon Lord, 7th Sea che tu hai citato e naturalmente l’ultima versione di D&D, che rispetto alla precedente flirta molto di più con quello che era il dungeons & dragons pre-2000 ! Condividi anche tu questa lettura, oppure è solo una mia impressione ? Se la condividi, secondo te per quale motivo sia i giochi Old School (il d&d d’annata) che i Tradizionali stanno tornando alla ribalta ? Perchè questo rinnovato interesse per giochi dall’impianto regolistico sostanzialmente invariato rispetto agli anni ’80 ?
PC: È difficile dare una risposta esaustiva al tuo quesito: per farlo bisognerebbe disporre di dati che non abbiamo. In mancanza di dati, posso solo fare delle ipotesi basate sulla mia esperienza personale. Vedendo le varie tappe del Gioco dell’Anno in tour, noto che la media dell’età delle persone che si fermano a provare i GdR (quello dell’anno, ma anche le demo proposte dai vari editori) è sorprendentemente alta.
“Vedendo le varie tappe del Gioco dell’Anno in tour, noto che la media dell’età delle persone che si fermano a provare i GdR (quello dell’anno, ma anche le demo proposte dai vari editori) è sorprendentemente alta.
Ignoro i motivi per cui questo avviene, ma il dato che raccolgo è questo.
Un’utenza matura, per tanti motivi che non sto ad elencare (ma che mi sembrano facilmente intuibili), tende a prediligere i giochi Old School.”
Ignoro i motivi per cui questo avviene, ma il dato che raccolgo è questo.
Un’utenza matura, per tanti motivi che non sto ad elencare (ma che mi sembrano facilmente intuibili), tende a prediligere i giochi Old School.
I nuovi giocatori, probabilmente, hanno un approccio maggiormente “sperimentale”, ma continuano ad apprezzare l’approccio classico ai GdR, non fosse altro perché è più semplice: in fondo non devi nemmeno conoscere le regole, basta che un master sufficientemente esperto ti guidi. Nei giochi di nuova generazione l’approccio, magari anche più accattivante, spesso è però meno intuitivo, ad esempio perché il master non c’è e le regole sei costretto a studiarle. Ribadisco: è solo un’ipotesi, ma credo che sia ragionevole.
Gioco di Ruolo dell’Anno: Finalità e criteri di valutazione
GDRM: Trovo la tua ipotesi più che ragionevole e la condivido in pieno. Ma veniamo al vero protagonista dell’intervista, ossia l’evento Gioco dell’Anno 2018 ! Se tu dovessi spiegare di cosa si tratta ad una persona totalmente ignara, cosa diresti ? Cosa distingue questo concorso da altri eventi simili e cosa offre agli autori di GDR ?
PC: Il Gioco di Ruolo dell’Anno è un premio nato nel 2012 “dalle ceneri” del precedente “Best of Show”. E’ un concorso organizzato in seno a Lucca Comics & Games. In virtù di questo patrocinio, ci piace pensare di essere il concorso più prestigioso in Italia ma, naturalmente è un giudizio che non spetta a noi dare. Ci sono altri concorsi che premiano i GdR pubblicati nel corso dell’anno, e in generale ne apprezziamo la serietà e la formula, perché contribuiscono a far crescere la community, uno scopo che ovviamente anche noi condividiamo.
“Ciò che distingue è però la “missione” del premio. I premi organizzati oggi in Italia sono, passami il termine, una sorta di “Oscar dei GdR”: premiano cioè i titoli migliori, ma si rivolgono essenzialmente alla community degli “addetti ai lavori”: giocatori, autori, editori e negozianti.
Il Gioco di Ruolo dell’Anno invece ha una missione divulgativa: cerca di far crescere la community rivolgendosi prevalentemente a chi di quella community NON fa parte.
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Ciò che distingue è però la “missione” del premio. I premi organizzati oggi in Italia sono, passami il termine, una sorta di “Oscar dei GdR”: premiano cioè i titoli migliori, ma si rivolgono essenzialmente alla community degli “addetti ai lavori”: giocatori, autori, editori e negozianti.
Il Gioco di Ruolo dell’Anno invece ha una missione divulgativa: cerca di far crescere la community rivolgendosi prevalentemente a chi di quella community NON fa parte.
Per farlo, noi cerchiamo di premiare quei titoli che hanno ciò che noi chiamiamo il “fattore gateway”, cioè la capacità di attirare, di invogliare un non giocatore a diventarlo. Questo fa si, in senso assoluto, è possibile che il gioco premiato possa NON essere il miglior prodotto uscito nel periodo in concorso, ma semplicemente quello più accattivante per un pubblico di “niubbi”.
Purtroppo non ci riusciamo sempre, perché può capitare che in un anno non escano titoli caratterizzati da quel fattore divulgativo. In quel caso, diamo ovviamente diamo la precedenza a titoli caratterizzati da un eccellente livello qualitativo.
Nel 2013, ad esempio, abbiamo premiato Rogue Trader e nel 2015 Numenera. Due titoli ottimi, ma decisamente poco adatti ai principianti. Le ultime due edizioni, invece, con 7th Sea e Alba di Cthulhu, secondo me hanno colpito nel segno.
La giuria al gran completo ! Tremate, autori di giochi di ruolo nostrani !
GDRM: Mi sembra chiaro l’intento e lo scopo dell’evento, ma per chiarire meglio (anche a beneficio di eventuali autori di GDR che ci stanno leggendo), quali caratteristiche dovrebbe avere secondo te, a grandi linee, un gioco di ruolo per essere definito “gateway” ? Provo a indovinare: meccaniche semplici, assenza di temi “forti” o troppo metafisici (tipo White Wolf) e numero di pagine esiguo ?
PC: I temi “forti” non sono mai stati un problema: come dicevamo, è più facile incuriosire un giocatore sufficientemente maturo rispetto ad un giovanissimo e la presenza di temi forti o metafisici può rappresentare addirittura un elemento “trasgressivo” di richiamo.
Anche il numero di pagine, di per sé, non è un elemento significativo: un gioco può avere regole semplici ma comunque un manuale corposo, ad esempio perché contiene un “bestiario” numeroso e ben dettagliato, oppure un set di ambientazioni o di spunti per avventure particolarmente ricco.
Sono parzialmente d’accordo, invece, sul set di regole semplici e lineari. Come recita il regolamento “ saranno giudicate con favore le soluzioni redazionali che velocizzino l’apprendimento delle meccaniche base e rendano “immediata” l’esperienza ludica“.
“L’esempio perfetto, anche se un po’ datato (ma certamente illustre) è quello relativo alla prima, leggendaria “scatola rossa” di D&D in cui il giocatore veniva introdotto direttamente nel sistema di gioco, senza una “classica” descrizione delle regole ma una vera mini sessione di gioco che si concludeva con il primo combattimento del giocatore (un semplice coboldo, in quel caso).
Questo è un perfetto esempio di fattore gateway.”
L’esempio perfetto, anche se un po’ datato (ma certamente illustre) è quello relativo alla prima, leggendaria “scatola rossa” di D&D in cui il giocatore veniva introdotto direttamente nel sistema di gioco, senza una “classica” descrizione delle regole ma una vera mini sessione di gioco che si concludeva con il primo combattimento del giocatore (un semplice coboldo, in quel caso).
Questo è un perfetto esempio di fattore gateway. Il sistema di gioco è semplice, ma lo è in maniera relativa, nel senso che all’inizio dell’esperienza di gioco l’esordiente è bene che faccia i conti con un numero limitato, semplice di regole, in modo tale da limitare la comprensione e le decisioni da prendere ad un numero limitato di elementi e di meccanismi, però è “relativa” perché nulla vieta (e anzi è molto apprezzabile) che il sistema di gioco si arricchisca e diventi via via più strutturato e avvincente, col procedere dell’esperienza del giocatore, che trova così nuovi e più forti elementi per restare incollato al gioco (altrimenti potrebbe annoiarsi velocemente). Anche in questo caso, l’esempio della “Scatola Rossa”, secondo me, è assolutamente perfetto.
Le novità dell’edizione 2018 e le modalità di valutazione
GDRM: Bene, questo è molto importante ed era giusto chiarirlo: la discriminante quindi non è tanto la quantità di regole o la complessità, quanto l’assenza di una struttura introduttiva che aiuti il neofita a prendere dimestichezza col sistema. Non per niente la Scatola Rossa viene spesso citata nei forum come una delle migliori introduzioni ai GDR della storia dell’hobby: direi che le testimonianze dei giocatori parlano chiaro, chi ha iniziato con quella versione di D&D nel 90% dei casi gioca ancora oggi ! Torniamo all’evento Gioco di Ruolo dell’Anno, ci sono delle novità importanti per quanto riguarda l’edizione 2018 rispetto alle precedenti ?
PC: Ce ne sono due, piuttosto importanti:
Ed ecco la giuria intenta ad abbuffar… ehm, a discutere sui giochi di ruolo in gara.
La prima riguarda la scissione dell’iscrizione dei giochi in due diverse finestre: una prima finestra che raccoglie i titoli pubblicati, in Italia, dal 1° giugno 2017 al 31 dicembre 2017. Questa finestra si è già chiusa perché le iscrizioni dovevano pervenire entro il 7 marzo.
La seconda finestra riguarda invece i giochi pubblicati dall’inizio dell’anno sino al 31 maggio, che potranno proporre la propria partecipazione al concorso sino al 15 giugno.
Questa modifica è stata fatta per alleggerire il lavoro dei giurati, migliorandone la qualità. Per giudicare un gioco da tavolo, per un giocatore esperto o un addetto ai lavori, bastano poche ore. Per giudicare un GdR seriamente, invece, ci vuole almeno qualche giorno: anche per i GdR più semplici bisogna leggere il regolamento e poi provare il gioco, se possibile nella doppia modalità: come giocatore e come master (per i giochi che ne prevedono l’istituzione). E’ un impegno decisamente più oneroso.
Il problema è che, nelle edizioni passate, erano pochissimi i giochi, già disponibili a gennaio, che però ci venivano forniti prima di maggio, provocando un sovraccarico di test ai giurati nei due-tre mesi prima delle votazioni. Si tratta di una semplice questione organizzativa, che obbliga gli editori che dispongono già di prodotti che intendono iscrivere al premio a fornirli tempestivamente alla giuria, in modo tale da poterli già testare in un periodo che, in passato, era totalmente “scarico”.
La seconda modifica riguarda la modalità di iscrizione al concorso: fino all’anno scorso era ammissibile iscrivere giochi inviando alla Giuria solo la versione digitale. Se poi il gioco finiva in nomination l’editore veniva tempestivamente contattato e aveva l’obbligo di fornire poi le copie “fisiche”, al fine di valutarne anche la qualità editoriale. Questa modalità, originariamente pensata per aiutare gli editori, in realtà, ci ha creato un sacco di problemi.
Prima di tutto era un benefit di cui potevano godere solo i GdR “formato libro”: i “boxed set” ne erano esclusi, creando così un’evidente (e del tutto ingiustificata) discriminazione.
“La Giuria ha poi ritenuto che la qualità editoriale di un GdR dovesse essere considerato un parametro primario di valutazione, e non secondario: in passato un gioco con una pessima qualità editoriale, mal rilegato, stampato male o su carta di scarsa qualità poteva comunque arrivare in nomination perché la Giuria non era in grado di valutare quest’aspetto.
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La Giuria ha poi ritenuto che la qualità editoriale di un GdR dovesse essere considerato un parametro primario di valutazione, e non secondario: in passato un gioco con una pessima qualità editoriale, mal rilegato, stampato male o su carta di scarsa qualità poteva comunque arrivare in nomination perché la Giuria non era in grado di valutare quest’aspetto. La Giuria ha invece ritenuto che una cattiva qualità editoriale renda incompatibile il prodotto anche per la nomination.
C’è naturalmente un’eccezione: alcuni GdR sono pubblicati esclusivamente in digitale. In questo caso, ovviamente, l’iscrizione viene accettata senza riserve .
GDRM: Benissimo, e con questa risposta mi hai fornito l’assist per la prossima domanda: puoi descriverci a grandi linee l’iter del processo di valutazione di un gioco di ruolo ? Quanto tempo dedicate ad ogni singolo gdr ? Provate il gioco solo tra voi giudici oppure ciascun membro della giuria può giocare con i propri amici, parenti, ecc. ecc. ? Naturalmente il tempo è tiranno e hai ragione da vendere quando metti a confronto il tempo sufficiente a valutare un boardgame con quello necessario per valutare un gdr (senza nulla togliere ai giochi da tavolo naturalmente).
PC: Non esistono regole generali. Ogni giurato è libero di testare i giochi come meglio crede. La maggior parte dei GdR in concorso, di norma, è caratterizzato da una struttura “classica”, con un master e un party di giocatori. Alcuni giurati, come me, cercano di provare entrambe le modalità, cioè come master e come giocatori, qualcuno lo prova solo come Master, qualcun altro solo come giocatore.
Foto di gruppo: tra una sessione e l’altra, giusto per staccare un pò !
Cerchiamo, per quanto possibile, di giocare tra di noi, ma le occasioni per farlo sono piuttosto limitate: oltre alle fiere di settore (almeno a quelle più importanti, come Modena, cerchiamo di esserci tutti). Oltre a quello, da diversi anni facciamo un ritiro ufficiale della durata di tre giorni, che chiamiamo “GiuraCon”, in una data e in una località che cerchiamo di mantenere il più possibile segreta per evitare qualunque tipo di interferenza, soprattutto da parte degli editori. In quell’occasione ovviamente cerchiamo di provare tutti i giochi già pervenuti.
Ovviamente non ti posso dire quando e dove si svolgerà il prossimo GiuraCon, posso solo dire che deve ancora avvenire e sarà da qualche parte in centr’Italia. Purtroppo la location dell’anno scorso (una deliziosa locanda immersa nell’appennino emiliano) è stata spoilerata e quindi non potremo più usarla.
Detto ciò, nella stragrande maggioranza dei casi, i giurati testano i giochi con il loro party abituale, vere e proprie “cavie” del Gioco di Ruolo dell’Anno. Nel mio caso, però, il mio party è assolutamente entusiasta di dare una mano in tal senso. Spesso si appassionano al punto da chiedere, in anteprima, come sono andate le votazioni e chi ha vinto…
Il tempo medio del test varia, naturalmente, da gioco a gioco.
Alcuni titoli più strutturati possono richiedere diversi giorni di prova (tra lettura del regolamento, preparazione dell’avventura e una o due sessioni di test), per quelli più semplici magari bastano due-tre giorni.
GDRM: Giustamente la domanda era molto generica e mi aspettavo una risposta altrettanto generica, variabile in base al tipo di gdr da valutare, ma era tanto per dare un’idea ! Prima di salutarci Paolo, permettimi un’ultima domanda: quali sono le cose che apprezzi maggiormente, inerenti al tuo ruolo di Giudice ? Quali invece non sopporti o trovi noiose ? C’è qualche aneddoto relativo alle edizioni passate del concorso che ti piacerebbe condividere con noi ?
PC: Fare il giurato è un’attività impegnativa: i giochi da provare sono tanti e la scadenza, ovviamente, è ferrea. Ma è uno sforzo, credo, ampliamente compensato. Non so bene quali siano i “benefit”, le motivazioni che animano i miei colleghi della Giuria. Le mie sono piuttosto semplici: come amante dei giochi avere l’occasione di provarne tanti, in un numero maggiore di quelli che, probabilmente, avrei potuto provare in un contesto “normale” sarebbe già un “compenso” più che sufficiente.
“Fare il giurato è un’attività impegnativa: i giochi da provare sono tanti e la scadenza, ovviamente, è ferrea. Ma è uno sforzo, credo, ampliamente compensato. Non so bene quali siano i “benefit”, le motivazioni che animano i miei colleghi della Giuria. Le mie sono piuttosto semplici: come amante dei giochi avere l’occasione di provarne tanti, in un numero maggiore di quelli che, probabilmente, avrei potuto provare in un contesto “normale” sarebbe già un “compenso” più che sufficiente.”
Ma non c’è solo questo: per me è uno straordinario privilegio potermi confrontare con alcuni dei giocatori più esperti e competenti presenti nel nostro Paese. Capisci? Sono persone il cui parere ha un peso: capire come valutano alcune caratteristiche di un titolo, alcuni punti di forza o alcuni difetti cui non avevo fatto caso è per me estremamente appagante.
Non tutti i giochi che vengono iscritti al concorso, naturalmente, mi piacciono: l’obbligo di provarli comunque seriamente, intensamente, sforzandosi di valutarne parametri per me scarsamente rilevanti è forse l’unico lato oscuro della medaglia, ma è un costo decisamente abbordabile.
Ci sono tanti aneddoti da raccontare in questi (quasi) sei anni di concorso, uno dei più divertenti riguarda il GiuraCon che, come ti dicevo, si svolge in una locazione “segreta”. Normalmente i giurati pubblicano, sulla propria pagina dei principali social, foto o momenti significativi della convention, ma un anno qualcuno si è dimenticato di disattivare la geolocalizzazione, rendendo praticamente pubblica la nostra posizione.
Questo ha permesso ad un editore, il giorno dopo, di rintracciarci per farci un’improvvisata e raggiungerci, a sorpresa, a pranzo. Superato l’imbarazzo iniziale nel farci trovare “con le mani nella marmellata”, è stata una sorpresa che abbiamo gradito. Dopotutto, tra “addetti ai lavori dei GdR”, siamo tutti una grande famiglia!
E con quest’ultima domanda “amarcord” ci congediamo da Paolo, ringraziandolo ancora una volta per averci concesso questa intervista ! E a voi affezionati lettori che ci avete seguito fin qui, se l’intervista vi è piaciuta, chiediamo la cortesia di condividerla sui vostri spazi social; se non avete apprezzato, se avete dubbi, domande o critiche da farci, usate pure il box commenti in fondo. Per maggiori dettagli sull’evento Gioco di Ruolo dell’Anno 2018 ovviamente vi rimandiamo al sito (il link lo trovate sotto) in cui potrete consultare anche il regolamento del concorso. Alla prossima intervista !
Gioco dell’Anno
La Giuria del Gioco di Ruolo dell’Anno (GdRdA) e l’ente organizzatore Lucca Crea srl annunciano l’apertura delle iscrizioni all’edizione 2018 del concorso. Il regolamento (GdRdA) del concorso, disponibile sul sito del Gioco dell’Anno (www.giocodellanno.it) ha subito le seguenti modifiche:…